mercoledì 26 novembre 2008

La politica non è egoismo

La politica non è scienza del potere ma scienza dei bisogni.
Certi bisogni possono però essere distorti nelle risposte, oppure, se soddisfatti, non generano solidarietà. Allora la politica dovrebbe essere la più ragionevole delle convivenze. Certamente la politica non dovrebbe essere pensata secondo il "modello Penelope"; ovvero la politica inutile.
Questa che stiamo vivendo è la fase shakespeariana della Repubblica: molto rumore per nulla.

In un paese serio, preoccupato di costruire il proprio futuro, il lavoro del Governo dovrebbe cominciare, dove il precedente ha finito, ampliando, rinforzando, portando a termine ciò che è stato cominciato. Purtroppo, la realtà racconta di troppe leggi che non diventeranno mai tali e di altrettante puntualmente smantellate.
Sensibili mutamenti di rotta possono essere tollerati, ma quando l'unico obiettivo diventa la distruzione di tutto quanto in precedenza fatto, si assiste a un fare e disfare per cui, di fatto, la politica diventa inutile.

Non possiamo negare che stiamo vivendo un momento di grandi pericoli e opportunità. Aumentano anche le responsabilità che noi tutti siamo chiamati a sostenere.
Abbiamo acquisito una mentalità tecnica, che confina la morale nell'ambito soggettivo, mentre si avverte proprio il bisogno di una morale pubblica.
C'è troppo squilibrio tra capacità tecniche ed energia morale. Un vago moralismo che scivola nella sfera politico-partitica, è anzitutto una pretesa rivolta agli altri e troppo poco un dovere personale della nostra vita quotidiana.

Oggi si tenta di spiegare e giustificare questo stato di confusione generale, introducendo il concetto di "crisi delle ideologie". Intanto, nella confusione sono cresciute d’importanza certe aggregazioni, rappresentative di spezzoni di realtà di ecologismo, localismo, corporativismo e così via, capaci di divenire condizionanti, anche guadagnando qualche seggio in proprio. Tutto questo è indice della mancanza di una reale progettualità politica, che diventa mero e caotico smistamento d’istanze e interessi di parte, senza un vero disegno ma soggetto agli umori del mercato del consenso.

Per questo è assolutamente necessario tentare di ricostruire una teoria politica adatta ai tempi, capace di risvegliare una militanza civile sentita e attiva, evitando di fare esclusivamente ciò che egoisticamente conviene.

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