venerdì 21 novembre 2008

Per le donne / 1

Coinvolgere di più le donne, accettare il loro contributo, dare loro le stesse opportunità, concedere spazi alla pari e non collocazioni residuali dovrebbe essere la vera sfida, per ogni buon partito che rispetti l'"altra metà del cielo".

Non facciamoci facili illusioni, non è vero che la partecipazione delle donne sia in progressione lineare dal tempo passato ad oggi. Il numero delle donne che in Occidente ha accesso al potere è ancora molto ridotto. Le donne Primo Ministro sono in numero inferiore alle regine o reggenti nel Medioevo. Sempre riferendoci a Mill, egli era convinto che la liberazione delle donne avrebbe portato grandi benefici alla sfera pubblica, incrementando in ampia misura la "quantità di talento individuale disponibile alla conduzione degli affari umani. Talento di cui non siamo certo così ben forniti da poterci permettere il lusso di rinunciare a una metà di ciò che la natura offre".
Gli individui, uomini e donne, sono formalmente uguali al momento di votare, ma sono e restano totalmente disuguali nella società, con diversissime capacità di influenzare, dirigere o rendersi protagonisti nel processo elettorale.

Non possiamo negare che le competizioni elettorali moderne non si combattono a pari livello e le spese elettorali sono aumentate vertiginosamente senza alcun controllo.
Si fa riferimento a sovvenzioni private per vincere le elezioni, ma la contropartita è l'assegnazione di redditizi appalti ai finanziatori o la collocazione di loro amici e familiari in posizioni di prestigio.
In questo modo il sistema dei partiti incontra grande difficoltà a restare immune da questi processi, spesso non riuscendo a sviluppare anticorpi sufficienti a resistere alla sdrucciolevole china che porta alla corruzione.

Più donne in politica significa anche più freno a questa china inarrestabile.
Ritengo che uscire dalla scleratizzazione del presente, prima ancora che una necessità "volgarmente" politica, sia una necessità che si caratterizza come fermento, inquietudine, proiezione verso un nuovo orizzonte della storia.
Rinunciare per principio adesso, in favore di idee già razionalmente cristallizzate, significa abbandonare il luogo in cui il futuro si fa avanti.

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