Vale la pena di ricordare che l'attuale sistema bancario è nato nel Quattrocento sulla trasformazione dei Monti di Pietà, sorti come risposta a una crisi non meno grave dell'attuale: il morbo dell'usura. Anche la nascita del movimento cooperativo è stata originata da idealità, da passioni civili di persone che vedevano l'economia come un’occasione per costruire una società di persone più libere, uguali e solidali. Se l'economia perde il contatto con il terreno delle motivazioni alte, riducendosi alla pura ricerca di profitti, essa tende a implodere: è un’antica legge economica, ma spesso dimenticata.
L'imperativo categorico oggi è: "Si deve consumare di più".
E vien fatto chiedersi se sia pensabile, se sia conciliabile uno sviluppo che non comprometta le conquiste dell'Occidente, basato sul principio del consumo con le esigenze di un’ineludibile perequazione planetaria nello sfruttamento delle risorse disponibili.
Uno degli aspetti più clamorosi dell'insostenibilità del sistema di sviluppo attuale è la sua esagerata necessità di energia, che solo una cultura individualista spinta alla ricerca cieca del proprio interesse immediato, non consente di avvertire in tutta la sua drammaticità e verità. Troppi interessi sono sottesi per volere veramente un cambiamento di rotta. Non se ne dimostrano coscienti nemmeno i più raffinati amanti della natura, gente che non butterebbe per terra un pezzo di carta, ma con i propri fuoristrada ad altissimo consumo compromette proprio quella natura che tanto dice di amare.
Essere più sobri nei consumi, più oculati nelle scelte.
Questa è l'ovvia risposta.
Si potrebbe obiettare: come essere più sobri, senza compromettere lo sviluppo economico necessario tanto quanto un ambiente incontaminato?
Le risorse disponibili vanno più investite che consumate. E' un principio che vale per le aziende, ma anche per le famiglie. Certo non possiamo riferirci a chi tante risorse non le ha, ma a chi per paura del futuro o per altre motivazioni, preferisce tenere i soldi in banca per alimentare quella finanza speculativa che sembra offrire più profitti.
E questo anche per mancanza di riferimenti certi. Gli stessi mass media esaltano solo l'effimero. Non propongono l'utopia ingenua del bene, né l'istituto della speranza.
Una politica priva di futuro e di speranza diventa mera tecnica di sopravvivenza. Non serve continuare a rinfacciarci reciprocamente le colpe della situazione attuale, comprimendo il presente tra nostalgia del passato e vagheggiamenti d’improbabili futuri.
Mi è sempre di conforto questo pensiero di Aldo Moro: "Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamo direttamente all'indomani migliore, credo che tutti accetteremmo di farlo, ma non è possibile; oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità; si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso, si tratta di essere creativi, di vivere il tempo che c’è dato con tutte le sue difficoltà".
Oggi, può sembrare paradossale, abbiamo sopratutto bisogno di ritrovare il sorriso e smettere questo continuo, corale lamento, che copre il pianto di chi è veramente legittimato a lamentarsi. Da una recente inchiesta risulta che noi italiani abbiamo conquistato, in Europa, la palma della tristezza e la portiamo ben alta. Dalla stessa inchiesta emerge che i nostri cugini spagnoli sono i più contenti e sicuri di se ed è stato loro assegnato il primato dell'intraprendenza, del successo e della gioia di vivere.
Anche noi abbiamo bisogno di riprendere uno spirito costruttivo, come se dovessimo rimettere in piedi il Paese dopo una guerra, tali e tante sono le sfide che ci sono lanciate. E' lo sguardo d'insieme il segreto. Mi viene in mente l'apologo dello Jainismo del VI secolo: vi sono sei ciechi. Ciascuno descrive un elefante per quella parte del corpo che ha potuto, tastando, individuare. Toccando l'orecchio, uno dice che è un ventaglio; toccando la zampa, un altro ritiene che si tratti di una colonna e così via. Le descrizioni sono si contraddittorie, ma si fanno vere non appena esse cessano di essere considerate separatamente l'una dall'altra. vale a dire sono ricondotte all'unità. E al senso dell'unità è il caso di impostare l'azione politica, nel segno di autentica, compiuta democrazia per riproporre lo sviluppo.
lunedì 24 novembre 2008
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